Il mondo della moda e le sostanze soggette a restrizioni

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Evitare di utilizzare sostanze soggette a restrizioni è sempre è più importante per le galvaniche che lavorano in ambito moda

Governi, associazioni di categoria e buyer dei grandi marchi di moda sono sempre più attenti – e rigidi – riguardo le sostanze soggette a restrizioni. Un’attenzione che è la naturale conseguenza dell’atteggiamento dell’opinione pubblica, particolarmente attenta alla sostenibilità ambientale, alla sicurezza dei prodotti e a quella delle persone che lavorano, o indossano, gli accessori.

Da questo fermento è nata la cosiddetta RSL (Restrictede Substances Lists), ovvero un elenco di sostanze chimiche con diversi gradi di pericolosità e d’impatto. All’interno di questi elenchi si trovano sostanze cancerogene e mutagene, dannose per l’apparato riproduttivo ed endocrino, sostanze chimiche non biodegradabili, pericolose o fortemente allergiche. In sintesi la RSL individua, in funzione dello specifico settore merceologico, una lista di sostanze chimiche da non utilizzare nei processi di trattamento dei capi e degli accessori.

Chiaramente tali scelte hanno un impatto diretto anche in termini di business. Oggi una lista di sostanze soggette a restrizioni costituisce un vero e proprio strumento di lavoro, un vademecum da seguire per chi lavora nella filiera della moda o degli accessori. Le aziende che credono nella sostenibilità e sanno che questi aspetti sono elementi in grado aprire segmenti di mercato, o proteggere le quote acquisite, si stanno adeguando soprattutto perché brand e stakeholder sono sempre più intransigenti da questo punto di vista.

Ma che cos’è la RSL?

La lista, oltre a indicare quali sostanze sono nocive, individua anche i metodi per stabilire la presenza e la concentrazione di ogni sostanza, indicando non solo le scelte proibite ma anche i più corretti sistemi di controllo da attivare. La RSL è stata creata dal gruppo AAFA’s (American Apparel & Footwear Association’s) ma poi viene integrata da altre liste più specifiche, per esempio la ZDHC MRSL (riservata al settore manifatturiero) che individua dei limiti di accettabilità per le sostanze vietate quali eventuali elementi contaminanti non intenzionali – dovuti quindi ai processi di lavorazione – in particolare nei settori del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature. Anche in questo caso l’elenco ha valore internazionale.

Infine ogni brand può definire una propria lista di sostanze vietate e di valori di accettabilità, lista alla quale ogni fornitore è chiamato ad aderire se intende lavorare nella filiera. In pratica ogni griffe, oltre a prendere come riferimento la RSL e ZDHC MRSL, può scegliere di pubblicare (talvolta anche sul proprio sito web) una PRSL, ovvero una propria lista che indica chiaramente a quali processi e a quali pratiche devono adeguarsi i partner della casa di moda.

Il ruolo di Valmet Plating

Come Valmet Plating abbiamo una solida esperienza di collaborazione con brand e operatori della filiera della moda. Da tempo facciamo ricerca con il nostro laboratorio per offrire bagni e soluzioni galvaniche in linea con la RSL e con molte della liste di sostanze nocive pubblicate dalle principali case di moda. Tali conoscenze ci permettono anche di offrire consulenza specifica per chi intende adeguarsi a tali standard (galvaniche principalmente ma anche aziende di verniciatura cataforetica) ma devono poter contare su prodotti in grado di rispettare al 100% le direttive imposte dall’American Apparel & Footwear Association’s e quelle individuate dalle singole griffe di moda.

In sintesi

  • Il mondo della moda e degli accessori è sempre più attento alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza
    Organismi di controllo e brand stessi hanno stilato delle liste di sostanze tossiche proibite
    Tutti coloro che intendono lavorare nella filiera della moda (i fornitori dei brand) devono, sempre di più, adeguarsi a tali liste
    Le liste (RLS) non indicano solo sostanze nocive ma anche i corretti processi di misurazione

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